Arte, cultura e tradizioni

La storia di Siniscola dall'età moderna a oggi

dopo il medioevo siniscola conobbe un lungo declino e sistematici saccheggi dei pirati; dopo il crollo del feudalesimo ci fu un periodo di instabilità e proteste, ma nel Novecento iniziò una lenta modernizzazione che ha portato allo sviluppo economico e demografico

Come per gli altri paesi costieri della Sardegna, anche per Siniscola le incursioni dei pirati provenienti dalle coste africane rappresentarono un pericolo costante per tutta l’età moderna. L’invasione più massiccia fu quella del 1514, allorché i mori sbarcarono in forze e saccheggiarono Siniscola, Lodè e Torpè, costringendo gli abitanti a rifugiarsi nella Rocca di Posada. Le autorità spagnole che governavano la Sardegna decisero allora di costruire un sistema di torri di avvistamento che funzionò egregiamente.

Alla fine del Settecento, quando l’isola era già divenuta possedimento dei Savoia, ebbero luogo i moti rivoluzionari sardi per protestare contro i feudatari di Posada, Siniscola e Torpè; alla fine le dure proteste furono sedate, ma a caro prezzo. Nel 1838 il feudalesimo fu abolito e il paese divenne un comune autonomo; il periodo successivo fu caratterizzato da banditismo e criminalità dilagante, il malcontento sfociò nelle proteste del 1852 e nei tumulti del 1906 con l’incendio del Municipio.

Nel XX secolo la situazione migliorò lentamente ma costantemente: negli anni trenta venne costruito l’acquedotto e fu realizzato il primo impianto fognario di Siniscola, mentre poco dopo furono bonificate le paludi della Caletta grazie al canale Vivarelli. Nel dopoguerra la città conobbe un certo sviluppo economico: venne ampliato il porto di Pedras Nieddas, sorsero nuove industrie e crebbe il turismo nelle zone di Santa Lucia e La Caletta. Il 28 maggio 2013 il presidente della repubblica Napolitano la eleva a città.

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